Diventare Nomadi Digitali: ecco come abbiamo fatto
La nostra esperienza: ecco come siamo diventati nomadi digitali e come ci siamo adattati a questo stile di vita.
LAVORARE DA REMOTO
11/22/20256 min read


Diventare Nomadi Digitali: ecco come abbiamo fatto
Diventare nomadi digitali per noi non è stato affatto semplice. Non si tratta di un colpo di testa, né una fuga dalla quotidianità.
È stato un processo lento, fatto di piccoli aggiustamenti, domande scomode e momenti di entusiasmo e adrenalina pura. Un viaggio iniziato molto prima di preparare gli zaini o scegliere la prima destinazione. In realtà, è cominciato quando ci siamo chiesti per la prima volta: E se provassimo a costruire una vita diversa, più nostra? Perché non facciamo ciò che ci piace davvero?
In questo articolo vogliamo condividere il nostro percorso, passo dopo passo.
E no, se sei qui perché sei alla ricerca di una semplice ricetta universale per diventare nomade digitale, questo non è il posto giusto. Però crediamo che ascoltare storie reali renda questo sogno più concreto, più accessibile, più vicino.
È il racconto di come due persone come noi abbiano trasformato un desiderio in un progetto e questo progetto in una vera vita.
1. Ascoltare quel primo segnale (anche quando fa paura)
Ogni grande cambiamento nasce da un sussurro.
Nel nostro caso, quel sussurro è diventato sempre più insistente: la voglia di sentirci liberi, di non essere legati a un ufficio, di svegliarci la mattina decidendo dove respirare, dove lavorare, dove camminare.
Come molti, abbiamo ignorato quel segnale per un po’, anzi, per un bel po’. Ci eravamo convinti che fosse solo una fantasia. Poi abbiamo iniziato a parlarne ad alta voce, quasi timidamente, finché non è diventato un tema centrale nelle nostre giornate.
Il primo passo, se vogliamo davvero chiamarlo così, è stato accettare che quel desiderio fosse legittimo. E che meritasse una possibilità. Un desiderio che ci ha portato a fare inizialmente anche sacrifici.
2. Fare chiarezza su cosa volevamo davvero
“Vogliamo viaggiare”: questo era il nostro desiderio. E non semplici viaggi di un weekend, viaggi concentrati in 15 o massimo 20 giorni.
Ma cosa significa esattamente?
Ci siamo messi uno di fronte all’altro e abbiamo iniziato a scoprire e definire le nostre priorità:
poter lavorare da qualsiasi parte del mondo;
non correre, ma vivere i luoghi con lentezza;
avere tempo per noi, per i nostri progetti, per la creatività;
costruire una routine che ci facesse sentire bene, anche dall’altra parte del mondo;
evitare di trasformare il viaggio in una gara o in un accumulo di destinazioni e calamite da attaccare al frigo.
Questa fase è stata fondamentale: più era chiaro il perché, più il come diventava realistico.
3. Costruire competenze che potessero seguirci ovunque
IL NOMADISMO DIGITALE NON S’IMPROVVISA.
O meglio: può capitare, ma è molto più solido quando nasce su basi chiare.
Abbiamo iniziato a chiederci: quali competenze abbiamo già? Quali possiamo sviluppare? Quali ci permettono di lavorare da remoto in modo sostenibile?
Entrambi abbiamo ci siamo laureati. Erica è Ingegnere Gestionale, ha concluso la Magistrale in Management e Comunicazione d’Impresa e ha seguito due master: il primo in Data Analysis e il secondo in Digital Marketing. Io, Peppe, mi sono laureato in Marketing e Organizzazione d’Impresa, prima, e Management e Comunicazione d’Impresa, poi.
Spoiler: tutto questo non bastava! (probabilmente anche oggi non basta più)
Abbiamo fatto ulteriori corsi, sperimentato, sbagliato e ricominciato. Abbiamo ampliato ciò che già sapevamo fare e trasformato le nostre passioni in strumenti di lavoro.
La verità è che non serve per forza essere sviluppatori, designer o marketer: serve essere disposti a imparare, a essere flessibili, a mettersi in gioco nelle nuove forme di lavoro digitale e, soprattutto, essere disposti a sporcarsi le mani.
4. Mettere in ordine la nostra vita “offline”
Prima di prenotare un volo, bisogna anche sempre affrontare la realtà. Bisogna iniziare un processo di alleggerimento della vita “offline”, quindi tutta quella parte che riguarda anche le finanze personali, ad esempio.
Prima di partire e scegliere la destinazione, devi valutare bene la tua situazione di partenza. Devi eliminare il superfluo ed aprire spazio mentale, non solo fisico. Una leggerezza che ti accompagnerà per tutto il tuo viaggio e che può comportare: la vendita di ciò che non è più indispensabile, ad esempio, la chiusura di contratti non necessari che ti costringerebbero ad orari ingestibili con il fuso orario, organizzare la parte “burocratica” (soprattutto se sei partita IVA) e, anche, creare un sistema semplice per gestire le tue finanze.
La leggerezza è un’alleata preziosa per chi vuole vivere viaggiando.
5. Fare un budget realistico (anche se non perfetto)
Il tema del denaro è spesso il più temuto. E sì, anche per noi lo è stato. Ma nascondere la testa sotto la sabbia non aiuta.
Abbiamo fatto un budget di partenza, per quanto approssimativo possa essere.
Quando decidi di organizzare i tuoi spostamenti da nomade digitale, devi tenere sempre in considerazione determinate spese: costi dei voli, assicurazione viaggio (imprescindibile, lo abbiamo provato sulla nostra pelle), alloggi, vita quotidiana, possibili imprevisti.
Prima di partire abbiamo valutato le entrate, sia quelle fisse che quelle variabili, ma anche le tasse (entrambi siamo partita IVA), i periodi più incerti ed eventuali spese.
Non è mai stato un foglio perfetto, ma è stato il nostro primo strumento di libertà, perché ci ha permesso di capire cosa fosse davvero possibile.
Parti anche da un semplice foglio Excel o Google: inserisci le tue entrate fisse, a queste aggiungi le entrate variabili e comincia a tenere in considerazione una percentuale come fondo d’emergenza, una parte destinata agli alloggi e una parte destinata a spostamenti e vita quotidiana. E sei anche tu sei partita IVA, non dimenticarti dell'accantonamento per le tasse!
Si tratta di uno strumento utilissimo durante i tuoi spostamenti, soprattutto se si tratta di lunghi periodi.
6. Scegliere la prima destinazione con il cuore, non con la paura
A quel punto, restava una domanda: da dove iniziamo?
Dopo la nostra esperienza di vita e di viaggio in Australia, abbiamo acquisito consapevolezza su cosa può aspettarti dall’altra parte del mondo. Forse questo ci ha aiutato molto. Ma se non hai esperienze di viaggio, non devi preoccuparti. Anche se parti solo/a.
In giro è pieno di gente come noi, che è partita alla scoperta di tutte le bellezze del mondo e che, come te, vuole vivere un’esperienza unica.
Non avere paura della prima destinazione. Noi, ad esempio, abbiamo deciso un posto caldo, adatto ai Nomadi Digitali e che, dal punto di vista economico, fosse abbordabile.
Abbiamo iniziato la nostra esperienza dal Sud Est Asiatico, che e probabilmente è la destinazione ideale non solo dal punto di vista del costo della vita, ma anche per fattori come il fuso orario, che ti permette di avere praticamente mezza giornata libera a disposizione per la scoperta del luogo, e la presenza di numerosi Nomadi Digitali, che conoscerai facilmente e con i quali instaurare, perché no, anche collaborazioni lavorative.
La prima destinazione è importante perché segna l’inizio di tutto. Deve dare sicurezza ma anche energia.
Per noi è stata la conferma che la vita che immaginavamo era possibile. Ed è stato proprio lì che abbiamo iniziato a chiamarci “nomadi digitali”, anche se lo eravamo già da un po’.
7. Crea una routine che ti faccia sentire “a casa”, ovunque
Essere nomadi digitali non significa vivere senza radici, ma portare le radici con sé.
Abbiamo imparato a costruire una routine in viaggio, flessibile ma allo stesso tempo stabile:
una fascia oraria per lavorare
una per esplorare
una per ricaricarci
una per coltivare i nostri progetti personali
Ogni luogo aveva la sua atmosfera, il suo ritmo e la routine si adattava. Viaggiare e vivere viaggiando non vuol dire rinunciare alle proprie abitudini, piuttosto, adattare le tue abitudini al tuo nuovo stile di vita: dalla palestra alla lettura, dalle camminate all’aria aperta al semplice riposo pomeridiano, ad esempio.
8. Accettare che la strada non è sempre lineare
Ci sono state settimane in cui tutto sembrava perfetto e altre in cui ci chiedevamo se avessimo fatto la scelta giusta.
Abbiamo avuto difficoltà tecniche, nostalgie improvvise, stanchezza, insicurezze. Anche malattie, infortuni e bisogno di cure mediche. Vivendo in movimento, ogni tanto capita di sentirsi sospesi.
Ma è stato proprio lì, nei momenti meno instagrammabili, che abbiamo capito quanto questo stile di vita ci appartenesse davvero. La libertà non è solo un tramonto sul mare: è anche la capacità di restare in piedi quando la strada è irregolare, lontani da casa, da tutto e da tutti.
9. Dare un senso a tutto questo: condividere, creare, ispirare
Non volevamo che il nostro fosse solo un viaggio personale. Volevamo che avesse un impatto, che diventasse un progetto e che potesse aiutare altre persone a immaginare la propria versione di libertà.
Così abbiamo deciso di trasformare, in un certo senso, 2heartsonway, quella pagina nata dopo il nostro primo viaggio nel 2014 e che in tutti questi anni ci accompagna in giro per il mondo. La nostra voglia di raccontare, condividere, generare connessioni e far capire che il nomadismo digitale non è solo un modo di lavorare, ma uno stile di vita.
E vero, questo comporta anche un certo tipo di lavori e anche sacrifici, ma pensiamo ne valga davvero la pena, se tutto ciò può aiutare persone come te a realizzare i propri sogni.
10. Il passo più importante: continuare a scegliere questa vita, ogni giorno
Non basta partire: bisogna continuare a scegliere.
Ogni destinazione, ogni mese, ogni progetto richiede consapevolezza.
Essere nomadi digitali significa re-inventarsi continuamente, ascoltare i propri bisogni, accettare i cambiamenti, trovare il proprio ritmo tra movimento e stabilità.
Ed è proprio in questa scelta quotidiana che ritroviamo la libertà che cercavamo.
La verità finale?
Non esiste un unico modo per diventare nomadi digitali.
Esiste il tuo modo, quello che nasce dal tuo ritmo, dai tuoi desideri, dalle tue capacità.
Il nostro percorso non è perfetto, ma è autentico. È fatto di coraggio, pazienza, errori, intuizioni, crescita. Se stai pensando di intraprendere un cammino simile, sappi questo: non serve avere tutto chiaro. Serve iniziare, un passo dopo l’altro.
E chissà, magari il tuo primo passo è stato proprio leggere questo articolo.
Se vuoi approfondire, fare domande o raccontarci dove sei nel tuo percorso, noi siamo qui.
Erica e Peppe
@2heartsonway
